Tradotto da Rosella Denicolò con Remo Rostagno della Scuola Inflow
“Non è solo il corpo fisico e nemmeno solo il corpo emozionale a interessare il nostro lavoro. Ma anche, e soprattutto, il corpo spirituale”.
Nel suo ultimo libro, appena pubblicato da North Atlantic Books, Franklyn Sills rinnova il linguaggio della Craniosacrale in una direzione che è interamente Biodinamica.“Al tempo in cui scrissi il mio primo volume, racconta, e cioè intorno al 1992 il lavoro nel campo del craniosacrale era molto focalizzato sul CRI (impulso ritmico craniale). Ero, a quei tempi, una voce solitaria al di fuori della comunità osteopatica, e gradualmente cercavo di orientare gli studenti a un approccio biodinamico. Quel mio primo volume ha rappresentato quindi una sorta di ponte che voleva ridurre le distanze. Anche il linguaggio era, di proposito, una via di mezzo per essere più accessibile anche alle professioni orientate in senso biomeccanico e funzionale. Questo, oggi, non è più necessario”.
Il testo che segue è la traduzione di alcune pagine di Foundations, dedicato a una aspetto davvero fondativo della Biodinamica e cioè a quel campo di accoglienza spirituale, psico-emozionale e fisico che l’operatore di Craniosacrale Biodinamica facilita con la propria presenza nella relazione con il cliente. Viene chiamato anche Womb of Spirit, Il Grembo spirituale.
Il grembo spirituale (womb of spirit) e il campo di accoglienza precoce
Nel lavoro biodinamico, quando si instaura un campo relazionale recettivo, notiamo spesso che la sua presenza risuona con le esperienze relazionali della primissima infanzia. I bisogni irrisolti e le prime ferite emergono. Grazie a questa scoperta, la psicologia pre e perinatale è diventata un fattore molto importante nel lavoro della Craniosacrale Biodinamica.
Frank Lake, uno psichiatra che è stato un grande pioniere della psicologia pre e perinatale, ha usato il termine womb of spirit (grembo spirituale) per descrivere il campo di relazione da essere a essere e per mettere in luce la natura relazionale all’interno della quale la madre viene vissuta come una presenza che dà holding (supporto-sostegno- accoglienza).
Quando il processo terapeutico si approfondisce, il campo relazionale tra cliente e operatore, viene esperito in un modo molto simile.
Il womb of spirit (grembo spirituale) è il periodo dello sviluppo che inizia al concepimento e si estende fino ai primi nove mesi dopo la nascita. E’ un campo di accoglienza spirituale, psico- emozionale e fisico che può essere più o meno nutriente e di supporto. E’ importante considerare il grembo spirituale come un campo di interazione bidirezionale tra il bambino, la madre e i primi caregivers( ).
Include ciò che è stato trasmesso attraverso il cordone ombelicale, e anche le connessioni più energetiche, istintive, spirituali che sono presenti tra la mamma e il feto-neonato, come un campo di esperienza. E’ quindi una strada a due direzioni, dove il neonato comunica il suo stato alla mamma e la mamma ha l’opportunità di imparare e rispondere a partire dal suo proprio stato interiore. (Lake 1979, 1986a, 1986b). Questo rispecchia il campo di accoglienza terapeutico all’interno del quale avviene l’interazione e la comunicazione tra cliente e terapeuta. Durante il mio lavoro ho incontrato spesso processi che possono essere riferiti alle esperienze più precoci di una persona. Le forze embriologiche emergono, le ripercussioni dei processi prenatali e della nascita si chiariscono e i traumi dell’infanzia vengono espressi. Tutto ciò emerge per propositi di guarigione solo in un campo recettivo e sintonizzato e non può esprimersi fin quando questo non è presente. Questo tipo di campo di sostegno e contenimento (holding) permette, alle ferite relazionali molto precoci, di essere contenute nel tempo presente, all’interno delle risorse del cliente e di essere riorganizzate e guarite.
Lake, come molti altri, considera questo campo empatico tra la mamma e il bambino, essenziale per uno sviluppo personale sano, per realizzare una maturità psico-emozionale e per un sistema del sé stabile e sicuro. Ronald Fairbairn, il padre della teoria delle relazioni oggettuali, ha sottolineato come il bambino sia orientato verso gli altri sin dall’inizio, in cerca di nutrimento, contatto e supporto. Il piccolo non è perso, come sosteneva Freud, in una simbiotica mescolanza con la madre, ma ha bisogno di tempo e di spazio, per imparare la natura del suo campo relazionale e per imparare a organizzare e mantenere contatto con questo. Allo stesso modo, Daniel Stern, un ricercatore contemporaneo della relazione tra mamma e neonato, ha notato che il piccolo è chiaramente orientato ai primi caregivers in una relazione io-gli altri e risponde momento dopo momento all’interscambio relazionale.
La natura di questo campo è decisiva nel determinare il modo in cui il piccolo organizza i suoi processi relativi all’interazione, il modo in cui percepisce e risponde a questi. In questa atmosfera, l’essere innato cerca relazioni con gli altri esseri per conoscere se stesso e la natura del mondo. Quando questo mondo si riflette, vengono prese decisioni su se stessi e gli altri, ed emerge una forma di costellazione del sé e un modo di essere.
Questa è la radice dei processi di attaccamento. Se il campo in cui l’essere si trova è empatico e sintonizzato, il sistema si auto-organizza intorno a un modo di essere che conosce e quindi cerca questo campo empatico attraverso la sua vita.
Il piccolo impara a discernere tra le persone empatiche e quei campi relazionali che non sono né accoglienti né sintonizzati. Nel corso del tempo il bambino impara a riconoscere la natura del campo relazionale in cui viene a trovarsi. Queste sono le radici di un processo di attaccamento sicuro. Se questo campo sostenente la persona non è presente, o è in qualche misura disturbato, emergeranno modi di essere più difesi, e saranno generati sistemi di personalità più rigidi. Questa è la radice dei processi di attaccamento insicuri.
È importante comprendere che sebbene la madre provveda all’immediatezza del grembo spirituale e al suo contesto interpersonale, il campo di accoglienza è molto più vasto. Questo include il campo che supporta e sostiene la madre stessa, la natura delle sue risorse, il suo partner, gli amici, la famiglia che le sta attorno, la società in cui vive e la sua stessa storia, le circostanze della gravidanza, e infine, tutto il mondo che la circonda. Tutto il sistema di valori della madre, i significati che dà alle cose, la natura delle sue risorse e le condizioni in cui si trova, diventano parti integranti del womb of spirit (grembo spirituale) come pure l’immediatezza della relazione madre-embrione/feto-infante.
Al momento del concepimento si attiva un campo di relazione tra feto e madre amorevole ed empatico. Questo campo di relazione si estende attraverso i primi nove mesi fino ad un anno di vita dopo la nascita
Il grembo spirituale è un campo di accoglienza archetipico, l’immagine del quale è radicata in diverse culture.
Possiamo vedere questo archetipo nella vergine Maria in Kuan Yin, o in Tara, per citarne solo alcuni esempi. Sono queste le rappresentazioni, le immagini, di una forza universale amorevole, che accoglie tutte le creature con un’empatia primordiale e si manifesta come compassione in azione. Il grembo spirituale rispecchia e riflette quest’immagine archetipica. Aver fatto l’esperienza di un grembo amorevole e pronto a simpatizzare (rispondere) in maniera sicura, compassionevole, di comunione e di nutrimento, genera emozioni di connessione spirituale e un senso personale di benessere. L’ambiente sicuro e accogliente del grembo spirituale mette i presupposti per un’internalizzazione sia di un senso proprio d’essere unificato, sia di un senso di benessere che ne è la base. L’essere è così sostenuto dal senso di accettazione continua e dalla presenza spirituale e pronta a rispondere della madre; viene fatta l’esperienza di un senso di un benessere come sostegno sia fisico che emozionale, che si esplica in maniera appropriata. Un mito indiano molto bello ci parla direttamente della natura archetipica di questo ambiente empatico di accoglienza materna: “Garuda volava e ricordava. Pochi giorni prima era uscito dall’uovo e già molti eventi si erano accumulati. Volare era il modo migliore per pensare, per ripensare. Chi aveva visto per primo? Sua madre Vinata. Bellissima nella sua piccolezza, seduta su una pietra, assisteva allo schiudersi dell’uovo, ostentando passività. Fu il primo occhio che Garuda fissò. E seppe subito che era il suo occhio stesso. Vi riconobbe sul fondo una brace sfiorata dal vento. La stessa che sentiva ardere sotto le sue piume”. ( )
Nel grembo spirituale, alla presenza amorevole della madre, l’essere innato „si conosce“ riflettendosi nell’essere materno e diviene un essere personale. Tuttavia, se si viene a creare una rottura in questa accoglienza empatica, se il feto o l’infante vive esperienze di rifiuto, di abbandono, di minaccia, o percepisce delle emozioni negative che lo sopraffanno, allora questo rispecchiarsi non può avvenire. L’esperienza coerente della Sorgente, dell’essere, e del sé può venire disturbata e una ferita a livello dell’essere può apparire. Quest’esperienza può immergere il piccolo in sensazioni di terrore, disperazione, e di vuoto, e in ultima analisi, può fargli vivere un’esperienza di annientamento e di non essere. (Lake 1979; Winnicott 1965).
In un contesto biodinamico, mentre si stabilisce un ambiente di accoglienza empatico, l’esperienza del grembo spirituale viene riproposta nel tempo presente, ed un senso di fiducia e sicurezza possono essere rinegoziati.
Quest’ambiente accogliente, creato dall’operatore rispecchia e reinquadra le nostre esperienze precoci di intimità più profonde, e questo, già di per sé, è un passo verso la guarigione. L’operatore si orienta alla Sorgente attraverso la respirazione primaria e la quiete dinamica, e le possibilità di guarigione emergono spontaneamente.
(Franklyn Sills, Foundations in Craniosacral Biodynamics, The Breath of life and Fundamental Skills, pag.70-73)
“Non è solo il corpo fisico e nemmeno solo il corpo emozionale a interessare il nostro lavoro. Ma anche, e soprattutto, il corpo spirituale”.
Nel suo ultimo libro, appena pubblicato da North Atlantic Books, Franklyn Sills rinnova il linguaggio della Craniosacrale in una direzione che è interamente Biodinamica.